Quando la costituzionalista Carlassare muove un’osservazione
come quella di ieri, una persona democratica potrebbe rispondere dicendo: “siamo
un partito giovane, l’organizzazione è ancora imperfetta, cercheremo di
migliorarci”. Mussolini invece avrebbe risposto: “me ne frego”.
Qualcosa di
simile alla risposta di Grillo.
Molto si è discusso e si discute in rete se e
quanto il titolare del M5S sia assimilabile al fascismo. Forse la risposta più
attendibile è stata quella di Baudo, che non sarà il più autorevole degli
analisti politici, ma ha il vantaggio di conoscerlo molto meglio rispetto alla
maggior parte dei suoi seguaci e dei giornalisti che ne scrivono: Grillo non è
fascista, piuttosto ha tratti fascistoidi, ha detto.
Credere infatti che cento anni dopo ci sia un’altra
marcia su Roma significa conoscere poco la storia, poiché i modelli del passato
raramente si adattano a ciò che deve ancora accadere. Grillo è pericoloso
perché manifesta pulsioni che furono tipiche del fascismo (intolleranza, violenza
verbale, sistematico dileggio dell’avversario, populismo, ecc.), ma con
modalità perfettamente calate nella società al tempo del web, e nessuno può
prevedere come si evolverà. Intanto però queste pulsioni ci sono, e dovrebbero
mettere un po’ in allarme. Prima di Mussolini non ci si immaginava il fascismo,
e fior di intellettuali e politici inizialmente lo appoggiarono, pensando forse
a qualcosa di non molto diverso dall’autoritarismo crispino o dal sistema
giolittiano, così come la maggioranza dei tedeschi che votò per Hitler non
immaginava quello che li aspettava.
Un nuovo Mussolini oggi agirebbe probabilmente
più come Grillo, proiettato verso un modello che si presenta come innovativo, che come Alba Dorata, rivolta invece verso il passato, incarnando un modello ben conosciuto e quindi più
contrastabile.
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