Le
verità diffuse dai politici a scoppio ritardato non costituiscono una novità.
Oggi
per esempio Maroni ricorda dopo più di dieci anni di avere avvertito Scajola
del pericolo che correva Biagi. Ieri invece Casaleggio
ricorda di quando più di
un anno fa l’ambasciatore inglese gli propose un incontro con Letta e qualcun
altro chiese a lui e a Grillo cosa ne pensassero di un secondo mandato di
Napolitano al Quirinale.
Si
può capire che non abbiano detto nulla il giorno dopo. Come neofiti della
politica potevano anche dubitare del significato di quella proposta e di quella
domanda, per cui a parlarne pubblicamente può esser sembrato loro di rischiare una
gaffe istituzionale.
Quello
che invece non si capisce, anche alla luce della tanto sbandierata trasparenza
e dell'annunciata nuova politica, è perché non abbiano detto niente quando poi Letta ha
ricevuto l’incarico e Napolitano è stato riproposto.
Avrebbe
avuto una carattere ben più dirompente denunciare queste cose allora. Per quale
motivo non lo hanno fatto?
Forse perché si sarebbe potuto rinfacciar loro di
non aver mosso un dito per evitare la rielezione di Napolitano pur essendone al
corrente da prima?
Oppure, forse, perché la nuova politica non è poi così
diversa dalla vecchia?
Sfortunatamente anche i bravi giornalisti non fanno mai le domande che verrebbe spontaneo fare.
Sfortunatamente anche i bravi giornalisti non fanno mai le domande che verrebbe spontaneo fare.
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