Se c’è un
obiettivo che le carceri italiane sono lontanissime dal conseguire, questo è il
recupero del carcerato. Ma con un’eccezione: quella dei politici. Sembra che
con questi ultimi
il carcere cominci a esercitare un benefico effetto fin dal
momento in cui ne varcano la soglia.
Lo si
capisce dalle dichiarazioni che rilasciano entrando, che nelle intenzioni aspirano ad avere la solennità di un Socrate o di un Silvio Pellico, anche se non
sempre sortisce questo effetto, come accade ieri a Genovese, quando proclama il
suo rispetto per le istituzioni. Detto da uno che nelle istituzioni ci sta da
decenni, sembra piuttosto una battuta. Non vorrebbe avere nemmeno quello?
Comunque è
la direzione giusta, quella che in breve porterà il politico a sembrare un altro. Il soggiorno carcerario ha infatti su di lui effetti simili a
quelli degli esercizi spirituali. In carcere ritrova, almeno fino a quando vi rimane,
la dimensione autentica del vivere.
La prima
riscoperta è la lettura. Uno si aspetterebbe che dopo una vita trascorsa tra
stazioni appaltanti e amici appaltatori, il neocarcerato si faccia portare
testi di contabilità e ragioneria. Invece le letture del politico in cella sorprendono,
spaziano da Schopenhauer a Sant’Agostino. Nemmeno gli allibratori di Londra,
tanto per dire, avrebbero mai ammesso la possibilità che Cuffaro da uomo libero
si dedicasse alla lettura della Bibbia.
Seguono i
valori veri, che evidentemente si apprezzano meglio al chiuso e che quindi nella sua
vita di tutti i giorni all’aria aperta non dovevano essere molto gettonati.
In ultimo,
una scoperta che non manca mai è l’umanità dei detenuti. Qualcuno arriva ad
affermare che c’è più umanità dentro il carcere di quanto ce ne sia fuori, e
siccome quando stava fuori era in parlamento, ci sono le basi per un sillogismo
semplice semplice.
Forse è la consapevolezza
di questo percorso di rinascita interiore che lo attende a far entrare Genovese
a testa alta. Altrimenti questo dettaglio non si capirebbe proprio. Perché se
uno è innocente in carcere ci entra turbato e piuttosto pensieroso, e se è
colpevole ha poco da alzare la testa, a meno che nella struttura che lo
accoglie non ci siano soffitti affrescati.
Il prossimo
della lista invece, cioè Dell’Utri, sempre che da oggi a giovedì non lo
anticipi nessuno, partirà di gran lunga avvantaggiato. Lui avrà ben poco da
scoprire. Coi libri ha già una buona dimestichezza, e non ha bisogno di
riscoprirli in cella, e con l’umanità dei carcerati per mafia ancora di più.
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