In questa storia tutto fa ridere. Fa ridere Razzi, fa ridere Crozza che imita Razzi, fa ridere Razzi che asseconda l'imitazione di Crozza. Ma quest'ultimo fatto fa anche pensare.
Razzi è grato a Crozza per averlo trasformato in macchietta e averlo in questo modo rivelato a se stesso.
Sebbene nella parodia di Crozza vi sia ben poco di lusinghiero, Razzi è contento di essere diventato un personaggio. Non perde occasione per
conformarsi a quella macchietta, cosa per la quale gli basta, appunto, essere se stesso. Razzi fa pensare al fenomeno di baraccone che decide di mettersi
in proprio.
Ora, siamo abituati a cogliere nel fenomeno di
baraccone un connotato triste, poiché lo associamo alla perdita della dignità
della persona; una cosa è far ridere intenzionalmente, un’altra suo malgrado, anche
se in un contesto di comici politici e politici comici, il senatore di FI forse pensa di trovarsi, e probabilmente si trova, al posto giusto nel momento giusto.
Razzi, in altri termini, ci sta dicendo, ovviamente a sua insaputa, come la dignità sia ormai un
valore obsoleto e possa essere tranquillamente rottamata (quale periodo migliore
di questo, del resto). Oggi il vero valore è la notorietà. Il Grande Fratello
non è passato invano. Ogni altro valore può continuare a essere reputato tale
solo a condizione che sia subordinato alla notorietà. Tra il senatore Razzi e il
senatore Rubbia non c’è alcuna differenza. E se differenza c’è, è a favore del
primo, perché più noto. L’anonimato è quanto più vicino alla dannazione possa
esistere nella società contemporanea. L’idea dell’inferno nel terzo millennio si va
delineando come quella di un luogo popolato da perfetti sconosciuti.
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