I casi expo
e mose sono un micidiale uno-due in grado di mandare al tappeto qualsiasi
paese, a meno che al tappeto non lo sia già. Un invito a nozze per Grillo, che
per riflesso condizionato
ha fatto risuonare il suo leit-motiv, e cioè che
tutti i partiti sono ugualmente corrotti e che non esiste dunque alcuna
differenza tra FI e PD. In sostanza, secondo Grillo, da una parte ci
sono gli onesti, pronti a non arretrare di un passo nemmeno davanti al plotone
di esecuzione, e sono militanti e votanti del M5S; dall’altra ci sono i fuorilegge,
i quali a loro volta possono optare per la banda armata, oppure, se non hanno spiccate
inclinazioni per le armi, per l’iscrizione al PD.
Un
schema semplice ma efficace, al quale segue un toccasana altrettanto semplice
ed efficace, che è quello che sta alla base della selezione dei suoi candidati: la fedina penale pulita.
Tale
criterio tuttavia non tiene conto del fatto che tutti gli amministratori
indagati prima che cominciassero a rubare non solo avevano la fedina penale
immacolata, ma manifestavano spesso le più nobili intenzioni di questo mondo. I
giornali riportano alcune dichiarazioni rilasciate da Galan all’inizio della
sua avventura politica: “Non
ho mai sopportato corrotti e corruttori. Non tollero le malversazioni, le
ruberie. Con i ladri mai”. Sembrano parole di un militante 5S ante literam.
In
realtà, fin quando si è lontani dal potere è facile essere onesti. “Si sa che
la gente da buoni consigli se non può dare cattivo esempio”. I rischi
subentrano dopo, nel momento in cui si ricoprono cariche pubbliche. Lo stesso
Grillo sostiene, dopo appena un anno in parlamento, che molti dei suoi eletti
avevano il solo obiettivo di accaparrarsi lo stipendio. Ma di ciò, appunto, se
n’è accorto dopo.
Propaganda a
parte, la linea di demarcazione che segna il confine tra responsabilità e non
responsabilità oggettiva di un partito è data dal suo atteggiamento di fronte
all’azione della magistratura. Se si fa ricorso ad affermazioni come
persecuzione politica, magistratura politicizzata, ecc., è un conto; se, viceversa,
viene ribadita la fiducia nei magistrati, è un altro. Almeno fino a quando non
si potranno processare le intenzioni e non tenere conto del principio
dell’individualità della responsabilità penale.
Non è mettendosi alla ricerca dei puri e degli
incorruttibili che si affronterà il problema, e soprattutto non esistono
toccasana, ma solo normali e ragionevoli rimedi. Prima di tutto, il periodico
ricambio delle cariche pubbliche, essendo assodato che amministrare per decenni
senza soluzione di continuità nuoce gravemente all’onestà. In secondo luogo, controlli
e certezza delle pene. Un po’ di carcere, in altri termini, non guasterebbe.
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