L’equivoco
probabilmente è a monte. Siccome il
ministro degli interni ad agosto è l’unico membro del
governo in servizio permanente, molti hanno creduto che a parlare fosse il
ministro degli interni.
Invece parlava il cercatore di quid, attività alla quale Alfano
si dedica in maniera molto più assidua
e sistematica che alla prima.
Approfittando
delle vacanze, un po’ come fanno alcuni
membri di congregazioni religiose che usano passare il sabato o la domenica
mattina, sicuri di trovare qualcuno a casa, ha sondato diverse categorie
eventualmente disponibili a riconoscergli il suo oscuro oggetto del desiderio:
il quid. Prima ci ha provato con gli imprenditori, prospettando loro un modello
cinese fondato sull’operaio usa e
getta. Poi si è rivolto ai vacanzieri
di malumore, proponendosi come sceriffo balneare. Infine, munito di dizionario
virtuale, ha tentato pure un’incursione
nel campo dei linguisti.
Adesso
Alfano, incalzato dagli eventi, ha ripreso a parlare da ministro degli interni,
ma in cuor suo sta probabilmente riflettendo a quali altre categorie rivolgere
le sue attenzioni, magari categorie alle quali lo unisca una maggiore affinità, tipo cercatori di
funghi o cercatori di tartufi, magari garantendo l’assistenza della
forestale ventiquattr’ore su ventiquattro
per i sentieri più impervi.
Intanto,
non succede spesso, ma bisogna dar ragione a Berlusconi. Si deve riconoscere
che l’ex premier non solo
non ha esagerato, ma che, contro ogni sua abitudine, ha addirittura fatto
ricorso a un eufemismo. Fosse solo il quid quello che manca ad Alfano.
Link:
Una storia italiana 2
Il delfino di Berlusconi
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