Giocando
alla cieca poteva gustare quelle diverse forze nella loro originaria purezza.
Allora non vedeva né la criniera tornita del cavallo né le testine lustre delle
pedine, ma percepiva nettamente che questa o quella casella immaginaria
era
occupata da una forza precisa e concentrata, in modo che il movimento di un
pezzo gli si presentava come una scarica, una scossa, un colpo di fulmine, e
l’intero campo degli scacchi vibrava di una tensione di cui lui era il sovrano,
qui raccogliendo, là liberando energia elettrica.
Vladimir
Nabokov, La difesa di Luzin
Pillole: Nabokov, La difesa di Luzin (4)
Pillole: Nabokov, La difesa di Luzin (3)
Pillole: Nabokov, Lezioni su Don Chisciotte
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