Sul
Corriere della Sera Piero Ostellino da voce a quella larga platea che invoca la
guerra santa, o qualcosa di simile. L’idea che sta alla base del suo discorso
sarebbe,
almeno in parte, corretta. È un dato di fatto, riconosciuto peraltro anche
da molti intellettuali musulmani, che tra le tre religioni monoteiste l’Islam è
oggi la più refrattaria alla modernità. Lo è oggi. Non perché ontologicamente
diversa dalle altre due, come invece sostiene Ostellino, ma per ragioni
storiche. Refrattarietà, va pure detto, che all’occidente è tornata utile e
molto si è adoperato per mantenerla. Senza spingerci in là fino all’Iraq creato
a tavolino dopo la prima quella mondiale o al colpo di stato in Iran nel 1953, basterebbe
menzionare il sostegno ai talebani in funzione antisovietica o la seconda guerra
del Golfo, o ancora il sostegno al regime saudita. Ma tali ragionamenti alla
ricerca del peccato originale rischiano di innescare le solite polemiche
ideologiche e, soprattutto, non servono a dare quelle risposte che devono
venire dal futuro.
“Da figlio del Cristianesimo e del liberalismo
mi chiedo come si possano uccidere uomini e donne in nome del proprio dio”, si
chiede Ostellino, che vittima di un clamoroso lapsus non ricorda che i musulmani non tagliarono più teste in
Sicilia di quanto ne tagliarono i cristiani a Gerusalemme, né che a bruciare
sul rogo Giordano Bruno non furono i musulmani. E di Giordano Bruno ce ne sono
voluti tanti per arrivare al cristianesimo di oggi.
La
verità è che la storia delle religioni monoteiste è storia di persecuzioni,
poiché ognuna di esse, per sua natura, è intollerante. Né potrebbe essere
altrimenti. Partendo dal presupposto di essere i soli detentori della verità, è
logico escludere che qualcun altro possa essere nel giusto. Se cristianesimo ed
ebraismo si sono, per così dire, evoluti, ciò è avvenuto obtorto collo, poiché hanno
dovuto misurarsi con una cultura filosofica altrettanto antica. Ma ancora nella
seconda metà dell’Ottocento Pio IX era tutt’altro che tenero verso la modernità
e identificava, solo per fare un esempio, nella locomotiva a vapore il segno
del demonio. La “tolleranza” del cristianesimo moderno deriva soltanto dalla
necessità di adattarsi a una mutata realtà per non scomparire. E che si tratti
di necessità fatta virtù lo dimostrano le tutt’altro che occasionali preoccupazioni
su preservativi e status giuridico delle coppie omosessuali.
Così
come non esistono religioni buone e cattive, non esistono nemmeno religioni
immutabili. Le religioni si trasformano sotto la pressione delle idee e dei
costumi. Così come è cambiato il cristianesimo e come è cambiato l’ebraismo,
cambierà anche l’Islam. Una residua minoranza di integralisti ci sarà sempre, o
almeno fino a quando esisterà una religione, come continuano a esserci
minoranze di integralisti cattolici o di ultraortodossi ebrei, ma si tratterà
di minoranza sostanzialmente estranea alla comunità di origine e quindi meno
motivata a combattere in suo nome. Ci vorrà del tempo affinché questo processo
si compia, ci vorrà soprattutto la spinta di quei musulmani aperti al
cambiamento, ma anche l’Islam cambierà. Il filosofo Abdennour Bidar, autore di
una bella lettera al mondo musulmano (il suo mondo), pubblicata dall’Huffington
Post, appare, nel senso illuminista, molto più occidentale di Ostellino.
Tutto
ciò, ovviamente, se si ragiona da persone veramente convinte dell’universalità
di quei valori riconosciuti nelle nostre democrazie.
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