Pur
non raggiungendo la comica naturalezza del Barbariccia dantesco - ma ognuno fa
quel che può - Buonanno si cimenta nel genere e suona la trombetta al parlamento europeo.
Un episodio minimo, ma degno di riflessione, anche perché l'attività parlamentare di Buonanno è fatta di questi episodi minimi e in questi episodi minimi una percentuale non irrilevante di italiani si sente rappresentata. Non è una questione di idee politiche. Certo,
Buonanno ha l’aggravante di essere leghista, con una consolidata tradizione alle spalle, ma il discorso sarebbe lo stesso
anche se appartenesse all’ordine dei francescani.
Tra
le tante nobili cause per le quali ci si batte, ci si è battuti e non di rado
si muore pure, la libertà di espressione è una delle più nobili. Tuttavia,
quando a esprimersi è un Buonanno qualsiasi, si rimane un attimo interdetti. Non
dico “tanto vale...” ecc. ecc., anche perché laddove manca la libertà di
espressione, finisce che i Buonanno sono i soli ad esprimersi. E però ti prende una
specie di sconforto, come se avessi apparecchiato una tavola con tovaglie di lino e composizioni floreali per scoprire poi che
gli invitati sono dei maiali. Non in senso metaforico, come si potrebbe arguire
dallo spunto iniziale, ma proprio nel senso della specie animale.
Nessun commento:
Posta un commento