A considerare gli aggettivi utilizzati, “dannoso e pericoloso”, verrebbe da
pensare che Fabrizio Barca si sia confuso e che nella sua relazione abbia
finito con l’occuparsi non dell’argomento
di cui doveva occuparsi, ma di altro. Tipo
associazioni malavitose o cose del genere. Invece si riferisce proprio al PD
romano. Come abbia fatto in due mesi Fabrizio Barca, non Sherlock Holmes, a
scoprire ciò che altri non avevano scoperto in venti anni non è dato saperlo. La
cosa certa, invece, è che tale relazione non ha suscitato nel partito quel gran
dibattito che ci si sarebbe potuti attendere. Il segretario-presidente del
consiglio, per esempio, che un hashtag non lo nega a niente e a nessuno, non ha
battuto ciglio. E dire che il nome stesso del relatore di spunti ne offriva:
#finchelabarcava, #siamotuttisullastessabarca, #nontirareiremiinbarca, ecc. Né,
tanto meno, sono intervenuti i leader storici del PD romano, come Veltroni o
Zingaretti, il quale peraltro ha visto pochi giorni dopo il suo
capogabinetto dimettersi perché indagato per mafiacapitale.Non vogliamo adesso fare un processo alle intenzioni, non diciamo è impossibile che Veltroni e Zingaretti non si siano resi conto del modo di agire dei loro collaboratori e dei signori delle tessere. Fermiamoci a ciò che dichiarano: erano all’oscuro di tutto. Viene tuttavia da porsi un'altra domanda. Si parla molto dell’amministrazione pubblica in termini manageriali, ebbene, quale carriera farebbe in un’azienda privata un manager che non si accorge che i suoi dipendenti truccano le carte o sottraggono risorse all’azienda? Arriverebbe ai vertici come succede in ambito politico?
Link:
La cupola romana
Regolamento di conti
Cadere dalle nuvole
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