Che tra Renzi e De Luca non ci fosse feeling, si
era già capito. Si somigliano troppo. Hanno la stessa idea di partito, quella,
per usare l’espressione di Mattei,
di un tram in cui salire per arrivare a
destinazione. Tra i tanti slogan del sindaco di Salerno ce n’è uno
significativo: oltre i partiti. Ciò vuol dire che se vince, pretenderà di aver
vinto da solo. Perché allora il segretario-premier ha lasciato che diventasse
il candidato del PD? Per paura di perdere. È chiaro. Se avesse escogitato un
modo per estrometterlo, De Luca si sarebbe candidato lo stesso con una lista
sua e la sconfitta per il PD sarebbe stata certa. Renzi ha dunque pensato che
sostenerlo fosse il male minore. Poi sono spuntati gli impresentabili, non che
De Luca fosse presentabilissimo, ma sono spuntati quelli che fanno proprio
rabbrividire. I candidati horror. E Renzi ha capito che non solo se vince, De
Luca pretenderà di aver vinto da solo, ma che a lui resterà il ritorno di
immagine dell’allegra brigata portata in consiglio regionale. A questo punto nella
mente del segretario-premier dev’essersi fatto strada il pensiero opposto, e
cioè che se De Luca perde, perde da solo.
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