Ogni tanto anche Salvini formula un’idea
intelligente. “I centri sociali fanno comodo a qualcuno”, dice. Ha ragione, e questo
qualcuno è proprio lui. Se un uovo di tanto in tanto
può essere il benvenuto, a condizione
che si tratti, se non di uovo dei cento anni cinese, di uovo che abbia almeno
oltrepassato di un paio di settimane la scadenza e a condizione pure che chi lo
lancia abbia una mira degna delle intenzioni, lo stesso non si può dire delle proteste che
accompagnano ogni suo comizio.
Innanzi tutto, questo tipo di contestazione, se
sono veri i numeri forniti da Alfano, è un passatempo troppo costoso, tanto più
che va a sommarsi a quanto, tra contributi e furti, ci è già costata la Lega.
In secondo luogo, perché fornisce ai suoi comizi una cornice di grande pubblico
che non hanno. Ma soprattutto perché assicura a ogni tappa della campagna elettorale di Salvini la prima pagina
di tutti i quotidiani e i telegiornali nazionali e locali, una specie di
telecronaca dei suoi spostamenti minuto per minuto che finisce col dargli una
notorietà che, ahimè, per una parte significativa dell’elettorato è condizione
sufficiente per esprimere la propria preferenza.
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