A leggere i giornali, la notizia sarebbe strana. In sostanza, Maroni attaccherebbe il governo perché sugli
immigrati adotta i criteri che lui stesso da ministro degli interni aveva
stabilito
e perché dice le stesse cose che diceva lui da ministro.
Ma siccome, sentendo poi le sue dichiarazioni, si deduce che questo Maroni non si è mai occupato di immigrati, il ministro che nel
filmato del 2011 chiede la solidarietà delle
regioni dai banchi del governo deve essere il suo sosia.
Ma non solo, questo Maroni si spinge
ancora più in là. Reclama una politica più forte del governo a livello europeo.
Laddove il suo sosia non batté ciglio quando il
governo del quale faceva parte, approvò nel 2003 il
Regolamento di Dublino, non rendendosi conto, nonostante
sulla materia ci abbia campato per decenni, che in quel modo l’impatto del
flusso migratorio si sarebbe scaricato interamente sui paesi di confine, e in
primo luogo sull’Italia, trasformandola in una specie di territorio cuscinetto tra Europa del Nord e Africa e portandola alla lunga a una situazione
insostenibile. Un capolavoro di lungimiranza, insomma.
Ora, se ci sono molti aggettivi per definire un
politico coi trascorsi del sosia di Maroni, per definire quelli che ancora dicono “ha ragione
Maroni” la scelta si riduce di molto.
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