Siamo in guerra,
il libro del duo Grillo-Casaleggio, sarà stato pure un best-seller, ma a
leggerlo non devono essere stati in tanti.
La maggior parte degli attivisti
del M5S che lo ha acquistato, evidentemente, si sarà limitata a trasferirlo
dagli scaffali della libreria a quelli di casa.
Non
si spiega altrimenti l'onnipresenza di Di Maio nelle vesti di leader del Movimento e come sempre più spesso molti attivisti usano chiamarlo tale.
Nel
volume della coppia che ha introdotto la democrazia diretta nella politica
italiana, infatti, è scritto: "Il concetto di leader per la Rete è una bestemmia. Esistono solo portavoce delle
istanze dei cittadini... Se ognuno vale uno, i leader politici non hanno senso,
sono una contraddizione in termini. Gli uomini della Provvidenza appartengono a
una visione infantile della politica. Chi si definisce leader dovrebbe essere sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio".
Ma forse anche chi lo ha scritto non doveva avere le idee
molto chiare. Così, infatti, era fin dall'inizio, visto che nel programma del M5S depositato insieme alle liste al
Ministero dell’Interno, lo stesso Grillo, “nella qualità di Presidente e legale
rappresentante del Movimento”, ha indicato se stesso come “il capo della forza
politica”. Cioè, il leader.
Non è scritto da nessuna parte, invece, chi in caso di
necessità debba farsi carico di avvertire il più vicino reparto di psichiatria.
Link:
Nessun commento:
Posta un commento