Celebrare
una Giornata della Memoria è una cosa bella, mette d'accordo tutti, inclusi
"quelli che Mussolini ha fatto anche cose buone fino a quando... ecc. ecc.".
Non richiede particolari sacrifici, tutt'al più un minuto di raccoglimento. Chi
ha avuto ha avuto e, soprattutto, chi ha dato ha dato.
Non
c'è nemmeno bisogno di scendere troppo nei dettagli, di sapere che nei paesi
occidentali alla fine degli anni '30, davanti al crescente esodo degli ebrei
tedeschi, nessuno volle alzare il numero dei visti, e anzi i requisiti per
essere ammessi divennero sempre più severi, a cominciare dal Regno Unito, per
timore che una maggiore apertura avrebbe incentivato un flusso incontrollato di
immigrati anche dai paesi dell'Est. Ragion per cui, dice nel 1936 Chaim
Weismann, “il mondo sembra essere diviso in due parti: quei posti dove gli
ebrei non possono vivere e quelli dove non possono entrare”. I governi temevano
la destabilizzazione sociale derivante dalla crescita dell'antisemitismo,
alimentato dalla propaganda di alcuni politici, nonché da alcuni giornali,
secondo cui l'arrivo degli ebrei rappresentava una minaccia per le economie
nazionali già prostrate dalla crisi del '29.
Ancora
nel '42, quando per giudizio pressoché unanime degli storici tutti i governi occidentali
sapevano, la scelta fu quella di ignorare ciò che accadeva e bombardare le infrastrutture
dei campi fu giudicato una scelta strategicamente infruttuosa e che l'opinione
pubblica non avrebbe capito, poiché il sentimento diffuso era quello enunciato
dalla rivista Fortune: "siamo
sicuri che gli ebrei siano completamente esenti da colpe nel fomentare
l'antisemitismo?"
Bella,
la Giornata della Memoria che mette d'accordo tutti, perché la Shoah si declina bene al passato. Ben
più impegnativo sarebbe declinarla al presente, poiché quei fatti e quelle parole,
che somigliano molto ai fatti che vediamo e alle parole che sentiamo oggi, poco
si accorderebbero con la chiusura delle frontiere e la costruzione di muri e barriere
di filo spinato.
Vai
a capire quelli che usano dire “la storia si ripete due volte, la prima volta
come tragedia, la seconda come farsa”. A me sembra che la storia si sia ripetuta e si ripeta sempre perfettamente uguale. Se poi qualcuno, nel Mediterraneo, in Siria, in
Palestina o nello Yemen, ci vede la farsa, credo che abbia solo bisogno di un
buon paio di occhiali.
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